Oggi ti sei seduto sulla sua sedia, hai occupato il posto che una volta era suo, con grande naturalezza ti ho offerto la sua poltrona, che dalla sua dipartita era rimasta vuota.
Ti sei seduto ed insieme lo abbiamo “ri-cordato“, lo abbiamo riportato al nostro cuore, facendo memoria dei suoi gesti e del suo volto.
In fondo era giusto così: quella poltrona andava nuovamente rioccupata, non poteva restare vuota per sempre. Nessun posto può restare libero per sempre, il posto in casa cosi come il posto nel cuore. Sono felice che lo abbia occupato tu: ogni partenza lascia sempre un’assenza che diviene appello ad una nuova presenza.
Non è una sostituzione: nessuno di noi lo crede né lo spera: la nostra individualità è un pezzo unico che non può essere sostituito o rimpiazzato. Eppure sappiamo entrambi che c’è un vuoto che ci accomuna, una medesima sensazione di mancanza abita la nostra anima ed accompagna i nostri giorni. Allora è bello e consolante che nell’incontro tra due deserti nasca una nuovo germoglio, un legame rinato e rinnovato.
Oggi, senza pensarci troppo, ti ho offerto quel posto: solo ora mi accorgo del valore simbolico di quel gesto. Era un invito ad entrare, ad accomodarti nella mia vita, a metterti comodo e a trovare il tuo spazio. A volte le cose più belle avvengono con naturale semplicità; talvolta i miracoli accadono senza che ce ne accorgiamo.